Diary for EUTIKIA ... festina lente


Da Port Elizabet a Mossel Bay 13-14 febbraio 2017.

2017-02-18

~~“ Lovely boat” e, per finire, una storia fortunata.
Partiamo di buon mattino con addosso tutto il nero possibile: scotte, drizze, cappotta, cime ormeggio. Tutto lercio di polvere nera.  La tratta è senza storia. Fossero tutte così ! Decisamente troppo motore, circa 28 ore, ma abbiamo di poppa altre 180 miglia (come da Venezia a Sebenico, per intenderci) lungo una costa assai difficile. La finestra meteo non ci ha tradito e siamo arrivati all’ora prevista del giorno dopo, prima delle quattro, con la luce del pomeriggio e l’ufficio del Club ancora aperto.
In mattinata li avevo chiamati, risposta: tutto occupato. Chiamo il Port Control: risposta, una sistemazione la troviamo. No male, anche perché sono previsti temporali per il giorno dopo e l’ancoraggio esterno, pur possibile, non è di certo raccomandabile. Mancano 50 miglia e con l’ultimo contatto radio , Eva del Rev de Lun, un Amel uguale al nostro, mi segnala che un velista sud africano, suo amico, ha contattato il manager del club e sono saltati fuori due posti. Fantastico ! A due miglia dall’entrata chiamo il Club. Non sanno nulla ! E non ci sarà nessuno a riceverci ( scopro poi che la sede è assai lontana dal micro pontile del club). Entriamo che rinfresca e manovrare all’interno cercando l’ormeggio riservato diventa complicato. Intravediamo un buco, ma è davvero stretto con cime che vanno in catenaria. Un bel rischio per l’elica di prua e per il timone. Decido che non se ne parla proprio. Richiamo il Port Control: capisce e mi concede un ormeggio di poppa ad un rimorchiatore, ma domani devo sloggiare. L’ormeggio è rocambolesco: il vento, dal molo, ci spinge fuori e lo spazio disponibile  è la lunghezza della barca, poco più. La parete del molo è tappezzata di enormi copertoni. Entro di poppa, Marina riesce ad infilare una cima su una catena che li regge, poca retromarcia e tanta elica di prua e per fortuna Eutikia accosta, lentamente, ma accosta sulla dritta. Marina, non so come, zompa sul copertone più grosso e poi sale sul molo e fissa la cima di prua a un bittone. Arrivati !
Dopo due ore arriva Rev de Lun. Corro al moletto del Club e segnalo a Jean Luc l’unico buco possibile. Non ci pensa due volte ed entra sparato, vento di fianco. Riesco appena a prendere una cima di prua e subito la barca si traversa, spinta dal vento contro lo spigolo del pontiletto sotto vento. Per fortuna ci sono parabordi fissi ovunque e facendo perno, io tirando di lato e lui con marcia avanti, Rev de Lun alla fine entra. Per fortuna la cosa finisce bene anche per noi. Il manager fa liberare un posto e il mattino successivo ci entriamo comodi.
Prima cosa, laviamo la barca e finalmente il nero se ne va. Eutikia sembra nuova, quasi. Passa un socio, si ferma e osserva fisso tutta la barca dagli alberi alla linea di galleggiamento “ Lovely boat !” “ Thank you, Sir ! “ e Eutikia, ingalluzzita, fa un bel balzo in avanti …ma è solo risacca.
E ora la storia fortunata, molto fortunata.
Incontro Paul, per la prima volta, a Moramba Bay in Madagascar. Lo trovo mentre passeggia, passo incerto, con sua moglie lungo il bagnasciuga. Noi eravamo in difficoltà perché, non conoscendo il passaggio, tra i bassi fondi corallini, ci eravamo ancorati esterni, esposti al vento e alla maretta viva. Saliti in gommone avevamo scorto altre barche ben nascoste dietro ad una foresta di bao bab , tranquillamente ancorate in uno specchio d’acqua.  Mi dice di raggiungerli a bordo e mi avrebbe subito dato i wpt per entrare. E così siamo diventati amici e nei giorni seguenti, in attesa del meteo giusto, sono tornato da loro, a bordo della Calipso.
La barca è assai solida, e porta assai bene gli anni che ha, oltre 35. E’ un po’ consunta,  la vernice delle finiture è scrostata, ma la ferramenta appare in ordine. Assomiglia al suo padrone, un sud africano di età avanzata, penso sugli ottanta, pelle cotta dal sole, una folta chioma argentea, una leggera barba non rasata di fresco, un sorriso simpatico a fossette,  occhi azzurri come il cielo. Assomiglia, diresti, proprio alla sua barca. Hanno quasi ultimato il loro giro del mondo e sono a due passi da casa, Simon’ s Town, e non hanno fretta di rientrare. Le prossime miglia, tutto il canale del Mozambico e la costa africana di sud est, sono una brutta gatta da pelare, per loro forse più che per noi : hanno la randa completamente cotta e nafta pochina, pochina. In sostanza, se c’è vento non deve esser troppo, se non ce ne, non hanno nafta a sufficienza per raggiungere Richards Bay.
Ma non se ne fanno un problema: prima o poi a casa arriveranno.
Qualche mese dopo ritrovo Paul e la moglie, Maggie, proprio a Richards Bay.
Vengono da noi e ci facciamo delle belle risate: lungo la costa del Mozambico si sono trovati quasi senza carburante in bonaccia e stava piombando loro addosso un bel colpo di vento da sud. Si sono messi alla radio e hanno trovato un peschereccio sudafricano di passaggio. Hanno riempito qualche tanica e sono corsi dentro al primo ridosso, appena in tempo.
Ieri scambiando due parole con Don, del catamarano Pedoja, un solido e tranquillo americano con il quale abbiamo percorso diverse miglia in occasioni diverse, vengo a sapere l’ultima su Paul. Sentite questa.
Qualche giorno fa arriva a poche miglia dall’entrata di Simon’ s Town, casa sua, di ritorno dal giro del mondo. Ne pregusta già il piacere,  immagina di ritrovarsi al molo del club e a raccontare al pub, con una birra ghiacciata tra le dita non più fermissime, le mille avventure. E invece, anche lui sotto casa è tradito da un improvviso colpo di vento. Sessanta nodi travolgono la Calipso. Paul vede andare in pezzi pure la randa nuova che alla fine si era deciso di ordinare proprio a Richards Bay. Il motore non regge. La barca deriva inesorabilmente verso la scogliera.
Ma non era questo il destino ! Arrivano di corsa i volontari del servizio di recupero, qui come in tutto il Sud Africa assai efficienti e ben organizzati. Riescono a prenderlo al traino e lo portano lontano dalla scogliera. Già lo vedo al pub, occhi brillanti, gran sorriso e una storia in più, non prevista. Come mi disse “ Better luky, than smart”  Meglio fortunati, che intelligenti ! Già !