Diary for EUTIKIA ... festina lente


Verso Città del Capo 21 febbraio 2017.

2017-02-21

~~All’alba del 14 marzo del 1595, il pilota del naos portoghese S. Panataleao si mise in rotta da Rio de Infante (East London) verso Capo da Boa Esperancia. Per doppiarlo furono necessari 21 giorni di bordi, a non meno di 75°, di fughe in poppa e di ripetuti tentativi. Alla fine del viaggio di ritorno dall’India, da cui erano partiti il 6 gennaio, arrivarono a Lisbona l’8 agosto. Non meglio, anzi peggio, andò al pilota della Nossa Senhora da Piedade. Per la stessa tratta, circa 600 miglia, furono necessari ben 33 giorni, dal 29 marzo al 1 maggio del 1610. Partiti dall’India il 19 gennaio, arrivarono a Lisbona il 13 agosto.
Trovo queste informazioni assai interessanti per la loro contestuale attualità, rispetto al nostro navigare in queste acque. Per altro con un po’ di inquietante meraviglia, poiché sono tratte da una relazione presentata da uno studioso portoghese, esperto velista, in occasione di un convegno, tenutosi proprio a Mossel Bay nel 2004, per illustrare ai convenuti archeologi del mare le tecniche di navigazione di allora e di conseguenza dove meglio cercare i relitti !
Ho trovato questo documento al Maritime Museum, un’impolverata raccolta di pagine lasciata lì su un tavolino, non meno polveroso,  poco distante  dalla sagoma massiccia, copia perfetta in grandezza naturale, del Sao Cristovao, la caravella con la quale Bartolomeo Diaz, primo europeo, doppiò nel febbraio del 1488 l’estremo sud dell’Africa.
Il Museo, adagiato sul verdeggiante declivio di fronte alla spiaggia affollata da turisti stagionali, offre anche altre sorprese: l’albero della Posta, pare usato dai portoghesi sin dai primi tempi, per lasciare la corrispondenza sotto le sue fronde e la pozza d’acqua per l’acquata, ove ora sguazzano, ignari di cotanta storia, vispi anatroccoli.
Mossel Bay è una sonnacchiosa cittadina, un microcosmo che ben rappresenta  e raccoglie in sé tutte le difficoltà di noi europei per cercar d’inquadrare questo strano Paese. La cosa che più colpisce è che per la via non trovi un bianco che sia uno. Loro, tutti in macchina oppure nelle botteghe più sofisticate oppure al club, gli scurotti ben impiegati nei servizi pubblici e al porto. Ma il discorso ci porterebbe assai lontano.
Traffico quasi inesistente, strade larghe e ben tenute, marciapiedi spaziosi lungo file di vetrine dall’allestimento del tutto improbabile. Il kitsch regna sovrano.  Ma non del tutto fuori luogo, anche perché il motto di Mossel è ”DO STUFF” ovvero, fai cose, datti da fare, sii creativo. E così accanto all’entrata del Super Market, ecco il negozio di Belle Arti, di fianco all’Ufficio Turistico l’ Art Bush Gallery,  vicino a un negozio di mobili usati una vetrina di curiose creazioni, con materiali e colori i più incredibili, frutto dell’ingegno di nere mani. E ancora, sopra ad un magazzino di Antiques, dove l’unica cosa che non trovi è un iphone prima serie, ecco una solare terrazza dalla quale appare una cortese signora che, oltre a confezionare cornici, si diletta, con tela e pennelli, nel dipingere turgidi fiori tropicali.
Scambiamo quattro chiacchere, è davvero simpatica e impazzisce solo all’idea di poter veder un giorno l’arte italiana dal vero e non solo dalle fotografie. Un giorno may be, forse. Arriva pure il marito e ci consigliano una bella camminata al faro. Suggerimento che cogliamo al volo e così il giorno dopo, di buon mattino, siamo per la via. La giornata è grigia, fredda e a tratti piovicchia.  Arriviamo alla punta di sud est della baia e troviamo i surfisti che sfidano le aguzze scogliere e i denti, non meno aguzzi, dei pescecani. Poi la strada finisce e un sentiero, non difficile, s’inerpica ad aggirare, salendo, la rocca di pietra del faro di Cape St Blaize. Lo scenario è superbo: l’oceano indiano frange sulla scogliera rossastra a precipizio nel grigio blu dei flutti. Aggiriamo il piccolo promontorio e ci troviamo di fronte alla più bella villa di Mossel : una vetrata spalancata sull’oceano. Non male !
Guardando verso l’orizzonte e quell’oceano, c’è solo da sperare in una finestra di tempo decente per passare i due capi, quello di Agulhas all’estremo sud, e quello di Buona Speranza, ormai in Atlantico…di nuovo a casa, quasi !
Se le previsioni restano così, mercoledì lasciamo Mossel Bay verso Città del Capo:
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