Diary for EUTIKIA ... festina lente


Trinidad, 11 febbraio 2018

2018-02-11

Martedì 13 Febbraio, se tutto procede per il meglio, dovremmo schiodare da Trinidad al tramonto. Direi che i lavori per risistemare Eutikia dopo sette mesi a terra hanno richiesto le solite due settimane piene. Non sono mancati gli interventi eccezionali e …misteriosi.
Ora abbiamo 12 batterie AGM (servizi) e una per lo start, tutte nuove. Poi, acquisto imprevisto, anche la catena nuova. La vecchia, pur di ottima qualità, aveva troppi metri assai arrugginiti. Una catena arrugginita significa meno garanzie, anelli che si incastrano sul vericello e sporco in coperta. La prossima volta che andremo a terra raccoglierò la catena sotto la prua su un bel tavolato. Lasciarla nel gavone significa un rapido deterioramento. Tra i vari interventi su pompe e rubinetteria, uno si è rilevato un bel mistero. In sintesi, ma io ho perso quasi una giornata, poiché la pompa della sentina (dove si raccolgono tutte le acque grigie) non si innescava automaticamente, ho deciso di aprirla. La girante in effetti si era sclerotizzata. Sostituita con nuova, nessun miglioramento. L’idraulico, venuto a bordo per la rubinetteria, mi segnala che la girante non sarebbe stata la stessa (i codici però corrispondono). Per fortuna ho di riserva una pompa identica, nuova e completa, e ne asporto la girante. La metto nella vecchia pompa in opera e…niente da fare. Non si innesca. A questo punto decido di sostituire la vecchia pompa con la nuova e…funziona! Normale direte voi. Ma se ogni volta che una girante si rovina, si deve cambiare tutta la pompa diventa un bel problema.
I lavori di antivegetativa sono stati eseguiti dagli operai del cantiere: bravi ragazzi, ma da non perdere mai di vista. Nessuno li controlla. In compenso la più efficiente è la contabile. Sanno fare molto bene le fatturine. Non economico, ma qualcosa si recupera con il cambio.
Per rimettere la barca in acqua ci pensa un tipo davvero in gamba, che io chiamo Pecos Bill, per la folta e lunga capigliatura con tanto di cappello da cowboy. Arriva con un trattore lungo, lungo dotato di poderose braccia a ganascia. Si infila sotto la barca, mentre gli scurotti tolgono i supporti a stelo, sistema le patte, solleva lentamente Eutikia e parte in retromarcia. Parte è dir poco: fila via sparato. Lui davanti, Eutikia dietro sobbalzante, fila e fa le curve come a Monza e trova pure il tempo per sistemarsi il cappello, rovesciato dal vento. Un minuto ed è già sul molo sotto ad un enorme carroponte. Porta Eutikia con il trattore sotto le cinghie che vengono rapidamente allocate nei punti giusti e Eutikia è di nuovo sospesa e dondolante. Le enormi ruote si muovono verso il bacino di carenaggio. Eutikia è ora a pochi metri sopra l’acqua. Le cinghie scendono e voilà, galleggia felice e… noi pure ! Ora bisogna far partire il motore (con l’alternatore di potenza rimesso a nuovo) e dopo sette mesi, ma ?!?! Avvio la chiavetta e ..bruuunnn, al primo colpo. Mai successo. Buon segno.
E ora, per cambiare argomento, il contesto esterno. Qui, sulla sponda della baia di Chaguaramas, vi sono cantieri in serie, E’una zona portuale, senza grandi risorse naturalistiche, ma da qui partono tutti, soprattutto i locali, per ogni tipo di lavoro o gita. Di domenica è una bolgia tra moto ondoso e barconi turistici stracarichi con musica orribile al massimo volume. Ieri ho fatto la conoscenza con un ragazzo italiano che si è inventato di che sopravvivere. Ha lasciato il lavoro in Italia perché in azienda, pur ben inquadrato, si sentiva in prigione. Ora è qui da sette anni e ha sposato un’indiana (qui gli indiani sono assai ed assai intraprendenti). Ha una barca a vela sui 40 piedi, ma sbarca il lunario con un’idea da non credere. Grazie alle buone relazioni della moglie e alle conoscenze di alcuni che lasciano le barche qui ferme, organizza cenette a bordo, or qui or lì, con una o due coppie di indiani. Naturalmente a barca ferma all’ormeggio, ma l’indiano si accontenta e vive da protagonista una serata indimenticabile da yachtsman !
Per fortuna c’è pure un buon ristorantino con affaccio con vista, proprio sul pontile ove è ormeggiata Eutikia. Il menu, assai corposo, è per noi di difficile interpretazione. Non riusciamo a trovare piatti semplici. Il pesce è sempre innaffiato da salse improbabili. Per carne, i soliti smisurati burger, per noi inaffrontabili. Per fortuna, dai e dai, abbiamo scoperto un trancio di tonno non troppo trattato e pure, per cambiare, un buon salmone al forno. La cenetta è servita sotto un cangiante e variopinto gioco di luci che illumina piatti e pietanze dal verdino al rosso e azzurrino, da far male agli occhi. Alle orecchie ci pensano due diffusori, musica percussiva anche questa assolutamente orribile. I love Chopin! Per fortuna, ancora, abbiamo scovato al bordo della terrazza un angolino con tavolino quasi al buio e defilato dal frastuono….Martedì Grasso si parteeeee…ma senza frittole!