Diary for EUTIKIA ... festina lente


Martinica, Marin 3-10 febbraio 2018.

2018-03-12

Martinica, Marin  3-10 febbraio 2018.Sono ormai alcuni giorni che siamo a Marin, un quasi lago ben protetto, base naturale per ogni attività nautica. Attorno a questo mondo, popolato da centinaia di imbarcazioni, soprattutto catamarani charter, gira un business vorticoso tra noleggi, manutenzioni, accessori vari, boutiques e chi più ne ha più ne metta. Sembra d’esser in un  super market oppure in un super condomino nautico. C’è per sino un catamarano con a poppa un forno, catafalco, per le pizze che poi vengono recapitate in gommone ! Come ti muovi o compri una vite gli euro volano, senza neppure molta soddisfazione. Non si può dire che ci sia un’elevata professionalità, tutti troppo abituati a servire le flotte charter, né la possibilità di definire facilmente accordi di assistenza o fornitura. O parli francese o…parli francese. L’inglese è ben parlato da pochissimi. Per non parlare di internet. Un vero disastro. Mai trovata una situazione così critica. I wi-fi di fatto sono intasati e cari, dovrò arrangiarmi con una SIM Orange o Digicel, ma sarà una soluzione tutta da verificare.

Ora ci troviamo, legati di prua a un mini pontile e con cima di poppa in boa, al Caraibe Greement , ovvero ospiti (a pagamento) di un laboratorio officina per interventi di ogni tipo sul sartiame. Sembra di essere in un drive in: ogni giorno entrano e escono barche di ogni tipo per rimediare a qualche danno o per rifare e installare sartie nuove. L’altro giorno ho fotografato ben tre alberi (compreso il mio di maestra), tutti insieme nella stessa immagine, con a riva tre tecnici al lavoro in testa d’albero. Sembravano tre scimmiette e sotto altri a far assistenza. Una vera catena di montaggio. Installano decine e decine di metri di cavo d’acciaio, di arridatoi e di raccordi i più diversi…speriamo non cinesi.

Come avrete ben inteso da queste prime note, la mia, la nostra, impressione sui Caraibi d’oggi è assai lontana, e in negativo, dei Caraibi che ricordavo, quelli del quasi mito. Spero però d’esser presto smentito veleggiando verso Nord, verso le isole di sotto vento, meno appetite dal turismo di massa, anche perché in parte compromesse dal passaggio recente di ben due distruttivi uragani. On verra !

Come detto, siamo qui giunti per sostituire tutto il sartiame. Dopo quasi 50 mila miglia non c’erano dubbi e dopo la rottura di una sartia bassa venendo da Trinidad, ancora meno. Il lavoro del cantiere è organizzato in squadre di 2 o 3 elementi per barca. Con un saliscendi ben studiato rimuovono a coppie le vecchie sartie, allestiscono le nuove su identica misura, e risalgono per fissarle provvisoriamente. E così via per tutte la coppie. Rimuovere lo strallo a prua è un affar più serio perché c’è pure l’estruso d’alluminio (che lo incorpora) da calare con molta attenzione per non danneggiarlo. Poi il paterazzo della maestra, altro problema. Regge tutto l’albero che quindi va messo prima in sicurezza con drizze rinviate e cazzate verso poppa. Il paterazzo diventa così lasco e si fa rimuovere più facilmente. Comunque è un bel peso. Il tutto sotto il sole caraibico dalle 8 di mattino al tramonto. Erano stati preventivati 3 giorni, ma diventeranno almeno 5. Alla prossima con una storiella che ricorda Venezia.