Diary for EUTIKIA ... festina lente


~~Grenada, 16-20 febbraio 2018. Windward Islands

2018-02-20


Le chiamano Windward Islands, le isole contro vento: provare per credere ! Noi ci avremmo fatto volentieri a meno. Da Trinidad a Grenada, solo 75 miglia, si fa per dire visto i precedenti, la previsione era per un vento di bolina accettabile: sui 60° e massimo 20 nodi, forse qualcosa di più.
Partiamo al tramonto, verso una traversata notturna, per non farci vedere ed evitare così spiacevoli incontri. Vicino al Venezuela la sicurezza è sempre assai precaria. Come usciamo dalla tranquillità di Ciaguaramas, il vento si fa subito sentire. Sono più di 25 nodi, mare sui 2 metri con qualche cresta, ma soprattutto sono molto meno dei 60° previsti. Mezza randa, mezzo genoa e via. Scadiamo, in modo pauroso, sotto rotta. Così cadremmo almeno 25 miglia sotto vento a Grenada. Impensabile. Marina mi chiede, ironicamente, se c’è un piano B. Non c’è ! Dobbiamo arrivare a Grenada. Ci vorrà molta pazienza e qualche novità positiva. La notte arriva davvero scura. Niente luna, cielo coperto e morale sotto la chiglia. Eutikia avanza con fatica e deriva inesorabilmente ed iniziano pure i primi target sul radar. C’è un bel traffico di navi mercantili che tagliano la nostra rotta. Ne devo chiamare due per esser sicuro che ci abbiano visti. In questa situazione governare e cambiar rotta può esser una rogna in più. Per fortuna il vento non ha più  raffiche sui 30 nodi e si stabilizza sui 20. Ma la direzione non cambia. Non resta che provare con motore e randa. Via genoa e accendo il motore. A 1800 giri riesco a stare sui 4, 4,5 nodi con una rotta che mi fa scadere una quindicina di miglia sotto Grenada. Sempre meglio di prima.
La barca soffre contro vento e onde. E noi con lei. La vita a bordo è assai spiacevole per usare un eufemismo, anche perché sono le prime miglia dopo sette mesi di terra. Nonostante tutto mi consola il fatto che poche ore prima di partire, durante l’ultimo controllo nel vano motore, ho notato una leggerissima perdita, solo qualche goccia, da un tubo del circuito di raffreddamento. A Città del Capo era stato necessario sostituire la relativa pompa e il meccanico aveva serrato troppo la fascetta in acciaio stringi tubo. Quelle a striscia forata sono micidiali e tagliano, prima o poi, il loro tubo. Ci ho messo le dita e ho subito verificato che stava completamente cedendo. Il meccanico, chiamato di corsa (avevamo già fatto le pratiche d’uscita), ha trovato, per fortuna, un tubo nuovo di misure adeguate e l’ha fissato con due fascette, questa volta, piatte. Risolto il problema siamo partiti…sotto piovaschi. Partenza bagnata, partenza fortunata: ora, con molte ore di motore davanti, se non avessi cambiato quel tubo sarebbero stati problemi seri con tutto quel liquido in giro.
La notte passa tra incroci, pescherecci molti e tutti senza AIS e poi con qualche stella. Il vento mette giudizio. Cala un po’ e da buono quel tanto che basta per migliorare il punto d’arrivo. Solo una decina di miglia sottovento a Grenada. Con le prime luci la fortuna gira dalla nostra. Il vento cala ancora e l’onda è ora più morbida e Eutikia sbatte meno. Ora ho a prua il capo Sud dell’isola. Altra notizia, questa da festeggiare, davvero e ancora: incrociamo fisicamente la rotta che avevamo seguito per raggiungere il Venezuela, poi la Colombia e poi Panama, in partenza per il giro del mondo.
Con il primo sole doppiamo il capo e troviamo un ancoraggio tra molte altre barche appena fuori George Port. Giù ancora e siamo fermi, finalmente. Rolliamo molto, ma è quasi un piacere. Sistemato, con Marina, l’elastico sulla catena, rientro verso poppa e mi appoggio alle sartie per ritrovare un po’ di equilibrio….cosa vedo ! Un cavetto della sartia bassa prodiera, di dritta, è spezzato. Forse pure un altro più in alto. Pensare che per il 5 Marzo abbiamo fissato un appuntamento in Martinica proprio per sostituire tutto il sartiame. Non resta che fermarci qui per qualche giorno per sostituire la sartia. Procedere in queste condizioni per risalire le Windwards Islands sarebbe insensato.


18-19-20 febbraio. Marina Port Louis.
Passiamo due notti a rollare come non mai. Accanto a noi rollano pure i catamarani ! Dopo la notte insonne della traversata, altre due notti da incubo. L’aliseo soffia e  spinge l’onda che  gira la punta Nord di Grenada e raggiunge l’ancoraggio, dopo ben 11 miglia di costa ridossata, arriva comunque una maretta morta che ci fa ballare e non dormire. Poiché  abbiamo fissato l’appuntamento con chi dovrebbe cambiarci la sartia per lunedì mattina, decidiamo di entrare in marina la domenica, e dar così fine all’incubo del rollio. Prima di accendere il motore do la solita occhiata nel vano motore. Il pezzo di carta, che avevo messo sotto la girante nuova del generatore per controllare eventuali perdite, è bagnato ! Strano. Avevo controllato per bene e dopo alcune ore di generatore non era bagnato. Accendo il generatore e con la torcia cerco eventuali perdite. Non di gasolio, non di olio. Che sia acqua di mare o liquido di raffreddamento? Non sicuramente dalla girante. Osservo lo scambiatore, tocco i tubi e… voilà! Una fascetta d’acciaio s’è spezzata ed il tubo del sistema di raffreddamento (liquido blu) che porta alla pompa gocciola abbondantemente. Se mi fosse successo in navigazione mi sarei presto trovato con il generatore surriscaldato, Il bello è che avevo ben controllato il tutto quando lo avevo riattivato dopo la sosta del rimessaggio a terra. Anche ora la fascetta appariva perfetta. La malefica s’era spezzata proprio sotto la vite senza fine che la serrava. In un punto, quindi, assolutamente non visibile. Ennesima lezione: MAI  fidarsi delle fascette. Meglio cambiarle periodicamente con altre di ottima qualità. Unica consolazione del week end, un bel primo bagnetto refrigerante e corroborante.
Il lunedì, di buon mattino arriva il tecnico, come d’accordo. E’uno scurotto, età giusta, smilzo, con l’occhio scrutatore. Capisce al volo il problema, tocca, palpa le sartie. Alle mani, guanti distrutti che ne hanno conosciute molte. Mi ricorda un po’ quel piccolo filippino che a Pango Pango mi sistemò il generatore. Vedi mai. Tornerà tra un’oretta una volta concordato il preventivo con il boss. Detto, fatto. Ritorna con l’aiutante, smontano la vecchia sartia ( rotta in due punti ! ) e partiamo verso l’officina. C’è sempre qualcosa da imparare. Al cancello del marina incontriamo un tale che pare conosca assai bene il nostro. Si presenta e mi sorride compiaciuto: “ You are in good hands, Sir !” lei è in buone mani…non è difficile immaginare a cosa io abbia subito pensato ;-)) Comunque sia, il lavoro è presto fatto e documentato. E nel primo pomeriggio, tra una raffica e l’altra, la sartia nuova è montata e tesata. Speriamo comunque che nei prossimi giorni non ci sia il vento che soffia oggi. Queste Windward Islands ci faranno ammattire, già lo vedo.
Oggi, martedì 20, facciamo un bel piglio in pescheria. Ottimi tranci di un grosso tonno pinna gialla finiscono in frigo. La spedizione in centro Port George è stata davvero curiosa. Abbiamo preso al volo, o meglio ci hanno preso al volo con uno di quei furgoni, stracolmi, che ragazzotti, svegli assai, guidano sfrecciando tra una curva e un saliscendi e l’altro, quasi fossimo in una micro San Francisco. Poi non resta che sistemare le ultime cose a bordo e dar un’occhiata al meteo, non proprio confortante. Il vento per domani sarà sui 20 nodi, ma tutto in prua perché la direzione sarà da 60°circa e noi dobbiamo andare per 30°. Con rinforzi probabili e con onda, anche fare solo 30 miglia vuol dire sbattere sino al tramonto. Ma risalire dobbiamo e non ci sono alternative. Ne riparleremo.